Vulvodinia: riprendere in mano la propria vita con la Cannabis Medica
LA VULVODINIA, MALATTIA "INVISIBILE" CARATTERIZZATA DA DOLORE NEUROPATICO, PUÒ
ESSERE TRATTATA EFFICACEMENTE CON MISURE IGIENICO-COMPORTAMENTALI E CANNABIS MEDICA
La Vulvodinia è una sindrome complessa quanto sottodiagnosticata, le cui evidenze cliniche sono scarse o assenti: non è presente alcuna lesione fisica riconoscibile se non eventuale arrossamento del vestibolo.
Dal momento che nè le donne nè gli operatori sanitari sono consapevoli che si tratti di una vera e propria patologia dalle molteplici ripercussioni, c'è molta difficoltà a trovare il giusto supporto sanitario. Idealmente, una valutazione completa dovrebbe includere un'analisi del dolore, una valutazione medica, psicologica e del pavimento pelvico. Riconoscere la sindrome e spiegare alla donna le possibili ragioni del suo disturbo è già un primo importante aiuto.
Questo dolore viene spesso trattato erroneamente come Candida, Cistite, HPV, o ancor peggio come uno stato depressivo. Un vissuto d'incertezza e di mancata comprensione da parte degli altri (compresi i medici e molte volte il partner), di forte compromissione e limitazione va a sommarsi alle sensazioni fisiche che variano dal disagio alla tensione al dolore anche lancinante.
<<Non riuscivo più a stare seduta, non riuscivo più ad avere rapporti, a portare un paio di slip o di collant, jeans neanche a parlarne, persino il camminare era diventato doloroso. Qualsiasi cosa toccasse il vestibolo mi accendeva sempre di più questo senso di ustione; avevo anche bruciore spontaneo, senso di trafittura, punture di spillo, scosse elettriche e molti altri sintomi invalidanti e costanti.>> racconta una giovane paziente riguardo al calvario che ha preceduto per anni la diagnosi.
Gli specialisti dell' Istituto di Sessuologia Clinica di Roma sottolineano come il "dolore sessuale" sia stato vergognosamente ignorato dalla comunità scientifica che si occupa di dolore e dalle autorità sanitarie, sebbene circa il 40% delle donne tra i 20 e i 40 anni ne soffra durante i rapporti. Nonostante la prevalenza non trascurabile e l'impatto negativo sulla qualità della vita, la ricerca su questo argomento è ancora scarsa. Spesso le stesse donne hanno paura di chiedere aiuto perché pensano che provare dolore durante i rapporti sia normale e parte integrante dell'essere "donna".
Tra le possibili cause sono state ad oggi annoverate: uso di contraccettivi orali, allergia, sensibilità a sostanze chimiche o organismi che si possono trovare nell'ambiente, malattie autoimmunitarie simili al lupus erythematosus, tensione cronica o spasmi dei muscoli dell'area vulvare, infezione, ferite, sensibilità chimica e neuropatia.
Essendo varie e diverse le cause, la terapia deve essere altamente personalizzata e adattatta costantemente in accordo con il decorso della sintomatologia. Il trattamento della V. prevede pertanto diversi approcci, tutti tesi a ridurre la frequenza e l'intensità delle sensazioni dolorose.
Un primo approccio utile al percorso di guarigione è riservato a quelle che vengono definite "misure igienico- comportamentali", ovvero l'insieme di comportamenti che sono volti ad apportare utili modifiche su abitudini e stili di vita: da una particolare attenzione all'abbigliamento, alla scelta degli sport, all'alimentazione.
Sarà opportuno evitare esercizi fisici che comportino sfregamento e frizione sulla regione vulvare (ad esempio, bicicletta, ciclette o spinning).
In presenza di muscoli pelvici molto contratti a causa del dolore, si può utilmente ricorrere alla fisioterapia.
Si possono applicare anestetici topici in crema (lidocaina, ad esempio), direttamente in sede vestibolare per alleviare transitoriamente il dolore, soprattutto prima dei rapporti sessuali.
Le terapie farmacologiche più utilizzate sono gli antidepressivi ciclici ed anticonvulsivanti che, a piccole dosi, interrompono i circuiti del dolore cronico e la sensibilità abnorme dei nervi, modificando i livelli dei neurotrasmettitori. Da notare il fatto che le dosi di antidepressivo impiegate per i Disturbi Affettivi non sono adatte al trattamento della Vulvodinia: somministrati in questo modo non andranno ad agire sul dolore e possono essere dannosi e controproducenti, oltre ad alimentare la frustrazione delle pazienti che non vengono comprese, riducendo così la possibilità di trovare una soluzione al vero problema, alimentando un circuito di stress e dolore.
Si può ricorrere anche alla TENS (TransCutaneous Electrical Nerve Stimulation, stimolazione elettrica nervosa transcutanea), una tecnica che consiste nell'applicare sulla parte interessata alcuni elettrodi che emettono impulsi elettrici di bassa frequenza in grado di inibire le afferenze nervose coinvolte nella trasmissione del dolore.
La Cannabis rappresenta uno dei rimedi più efficaci nel trattamento del dolore neuropatico, oltre ad avere effetti collaterali poco significativi rispetto i farmaci tradizionali. Per pazienti nuove alla sostanza è possibile partire da blandi dosaggi: la tolleranza viene sviluppata in tempi relativamente rapidi così da arrivare alle condizioni ideali per un mantenimento costante dei livelli di cbd e thc nel sangue, senza subire eventuali effetti sgraditi. Si prediligono per il mantenimento quotidiano preparati oleosi con thc e cbd in pari quantità. Una volta raggiuto un discreto livello di tolleranza è possibile aggiungere situazionalmente Cannabis ad elevato contenuto di thc prima dei rapporti sessuali che tipicamente questa patologia rende sgradevoli o impossibili, restituendo una qualità di vita e di coppia a chi ne soffre.
La strategia terapeutica, il dosaggio, la tipologia di Cannabis e i metodi di somministrazione variano da paziente a paziente. Risulta pertanto importante avvalersi di prodotti certificati, standardizzati e dall'elevato valore terapeutico oltre che dell'esperienza medica per una terapia personalizzata che dia risultati ottimali.