Ottobre Rosa e Medicina Verde: la Cannabis Medica per il Tumore al Seno

28.10.2021

IL PERCORSO TERAPEUTICO AFFRONTATO DALLE DONNE CON IL TUMORE AL SENO È RESO ANCOR PIÙ DIFFICOLTOSO DALLA MOLTITUDINE DI EFFETTI COLLATERALI DOVUTI ALLA CHEMIOTERAPIA. LA CANNABIS MEDICA È IN GRADO DI AGIRE SULLA MAGGIOR PARTE DI ESSI RIDUCENDO DOLORE, NAUSEA, STRESS, MIGLIORANDO IL SONNO, L'UMORE E  L'APPETITO, FACILITANDO L'ASSUNZIONE DEI NUTRIENTI NECESSARI 

In quasi tutti i tessuti del nostro corpo avviene una crescita cellulare che viene regolata da processi di morte cellulare (apoptosi) controllati geneticamente.
Mutazioni nel DNA possono portare alla disregolazione di questi processi ordinati e dare luogo ad una divisione cellulare incontrollata e alla formazione del tumore.

Secondo i registri della Banca Dati AIRTum vengono diagnosticati nella popolazione femminile circa 53.000 nuovi casi di tumore alla mammella l'anno e questo tipo di tumore rappresenta il 30% del totale dei tumori maligni che colpiscono le donne, nel 5-7% dei casi per ragioni ereditarie.

La pandemia da COVID-19 ha avuto un impatto negativo sulla prevenzione del cancro al seno: 1,4 milioni di esami di screening e 2.099 diagnosi in meno rispetto all'anno precedente e ritardo nell'inizio dei trattamenti, il che rischia di tradursi in un aumento dei decessi.

L'Ottobre Rosa è un'occasione in più per sensibilizzare sui temi della prevenzione nella lotta contro il tumore al seno ma ogni momento è quello giusto per prendersi cura della propria salute.

Dal tumore al seno individuato in fase iniziale è possibile guarire: la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è infatti superiore all'87%.
Uno stile di vita sano, una corretta nutrizione associata ad attività fisica sono alla base della prevenzione, insieme a regolare autopalpazione del seno e gli screening di diagnostica per immagini.

Lo screening mammografico per il tumore al seno ha dimostrato di ridurre la mortalità nelle donne in età compresa fra i 50 ed i 69 anni ed è, in questa fascia, offerto ogni due anni dal Sistema Sanitario Nazionale.

La chemioterapia viene impiegata per impedire la proliferazione tumorale e consiste nella somministrazione ciclica di un farmaco o di una combinazione di farmaci detti antiblastici o citotossici per una durata di circa sei mesi. I farmaci chemioterapici vengono somministrati per bloccare la crescita delle cellule tumorali residue che nonostante l'intervento chirurgico o l'eventuale radioterapia possono essere ancora in circolo e la terapia può essere svolta in ospedale, dal proprio medico o a casa del paziente.

I risultati di un test preditittivo (Oncotype Dx) sono stati presentati al Congresso Esmo e pubblicati su Jama Oncologyriportano riportando che il 93% delle pazienti con tumore al seno sottoposte a chemioterapia mostra sopravvivenza libera da recidive a cinque anni dal trattamento.
La chemioterapia si rivela dunque necessaria nel trattamento del tumore al seno ma comporta numerosi effetti collaterali fra cui dolore, ansia, agitazione, nervosismo, vertigini, insonnia, che vanno ad aggiungersi ai sintomi e allo stress dovuti alla patologia stessa.

La fatica è un sintomo molto diffuso fra i pazienti oncologici sottoposti a chemioterapia ed è aggravata dal fatto che il sonno tende ad essere compromesso e percepito come poco ristoratore, cosa che viene purtroppo spesso trascurata ma che andrebbe affrontata dal punto di vista medico.

Fra le zone particolarmente colpite dalla chemioterapia ci sono le mucose e possono manifestarsi sintomi di infiammazione orofaringea ed un'alterazione del gusto che, insieme alla nausea e all'inappetenza indotte dalla terapia, possono dare luogo ad importanti perdite di peso e carenze alimentari, cosa che non giova al decorso della patologia, pertanto vengono frequentemente prescritti degli antiemetici per favorire la corretta nutrizione del paziente.

Il Dolore può dipendere tanto dalla malattia oncologica che dalle sue cure. 
Il tumore al seno può comportare in alcuni casi, in genere in stadio avanzato, dolore localizzato (mastodinia o mastalgia).
Nella maggior parte dei casi si ricorre all'intervento chirurgico per la rimozione dei tessuti malati e, laddove possibile, si privilegia la chirurgia conservativa che mira a lasciare intatto il seno rimuovendo strettamente la parte dove si trova la lesione (quadrantectomia).
Nel post-operatorio è frequente la formazione di una raccolta di siero nella ghiandola mammaria o nel cavo ascellare, che possono determinare un senso di tensione o di dolorabilità, il che può richiedere una terapia analgesica.
Gli oppiacei possono dare elevata dipendenza ma anche sintomi che possono aggravare quelli dovuti alla chemioterapia poiché possono comportare confusione, vertigini, nausea e vomito, depressione respiratoria, sintomi d'astinenza.
Anche gli effetti collaterali degli analgesici non oppiacei non sono da sottovalutare, infatti gli antinfiammatori non steroidei (FANS) e il paracetamolo, a dosi elevate e prolungate nel tempo, possono essere pericolosi per la funzionalità epatica, gastrointestinale e cardiaca.

La Cannabis Medica può attualmente essere considerata un trattamento sintomatico di prima linea in grado di rispondere da sola a molte esigenze del paziente oncologico.
Un recente studio pubblicato su Pharmaceuticals (Aviral et al., 2020) ha valutato l'utilizzo di Cannabis Medica da parte di pazienti che stavano affrontando cure anticancro, riportando un miglioramento di tutti i parametri presi in considerazione tra cui la riduzione dell'intensità del dolore, miglioramento del sonno, attenuazione dei sintomi direttamente dovuti al cancro, diminuzione del consumo di analgesici e che questi effetti si verificavano a breve termine (un mese di utilizzo).
Lo studio suggerisce che l'utilizzo prolungato di Cannabis Medica possa ridurre significativamente anche la nausea, incrementare l'appetito con effetti positivi sul mantenimento del peso corporeo, proprietà ansiolitiche e antidepressive e miglioramento della qualità della vita del paziente.

Un gran numero di ricerche scientifiche si sta occupando di approfondire anche le potenzialità antitumorali dei cannabinoidi su diversi tipi di tumore come il cancro al seno, il melanoma, il linfoma e il cancro al cervello adulto. In particolare, è stato dimostrato che i fitocannabinoidi Δ9-tetraidrocannabinolo (THC) e il cannabidiolo (CBD) inducono l'apoptosi e inibiscono la proliferazione delle cellule tumorali adulte, oltre a modulare l'angiogenesi e le metastasi (Andradas et al. 2021) ma si tratta esclusivamente di studi preclinici e tali risultati non sono ancora corroborati da studi clinici sistematici pertanto la terapia a base di cannabinoidi non può essere attualmente impiegata in campo oncologico per finalità diverse dal contenimento dei sintomi.

La Cannabis Medica può essere uno strumento estremamente utile per le donne con il cancro al seno ed altri tipi di tumore ma non va intesa in sostituzione delle terapie tradizionali e, nonostante il suo utilizzo comporti pochi effetti collaterali, è necessario avvalersi della supervisione di un medico esperto che sappia personalizzare la terapia ottimizzandola e minimizzando i rischi.  

Anche l'Agopuntura può essere di aiuto alle donne che combattono contro il tumore al seno, aiutando l'organismo a contrastare la moltitudine di sintomi ed effetti collaterali delle terapie e può avere un effetto positivo anche sull'umore.
L'integrazione di più terapie, comprese le terapie naturali, si rivela sempre la strategia più efficace.